IL  PERSIANO    di    Plauto

 

Il giovane servetto Tossilo, innamorato ricambiato della bella e misteriosa schiava Lemniselene, tenta un ingegnoso espediente per riscattarla. Alla costruzione della trama contribuiscono anche Trottolino, furbissimo e acrobatico schiavetto e Sofoclidisca, la servetta di Lemniselene  Convince il semplice Sagaristione, anch’esso schiavo, ad aiutarlo nel suo intento e a travestirsi da esotico persiano per gabbare Dordalo, il “proprietario” della fanciulla. Lo scroccone Saturione, comprato dalle promesse di cibo di Tossilo,  sta pure al gioco, mettendo a disposizione dello scherzo la figlia. Essa si presta volentieri e, con estrema bravura, riesce a farsi comprare da Dordalo che è poi costretto a restituirla. Questi dunque, gabbato e denunciato, è l’involontario artefice del lieto fine e dell’allegria generale che chiude la commedia.

 

 Questo lavoro è nato durante le normali lezioni di latino, in una classe III  e si è articolato in diverse fasi:

 

Alla base di tutte e tre le traduzioni sta un’ importante direttrice di ricerca proposta agli alunni: come rendere viva, per un pubblico moderno, una commedia scritta duemiladuecento anni fa? Che tipo di rielaborazione si deve operare? Solo sul piano sintattico e lessicale o anche talvolta sul piano strutturale e dei contenuti? Quali libertà possiamo e quali libertà dobbiamo permetterci?

  Impostata in questi termini la traduzione di Plauto, svolta per gruppetti di due-tre alunni, è diventata una vera ricerca,  per avvicinarsi il più possibile a quel registro colloquiale moderno richiesto per una effettiva comunicazione.  Ed è incredibile quanti problemi di carattere linguistico sono emersi continuamente dal lavoro e quante innumerevoli varianti sono state operate rispetto alla prima stesura, che era una traduzione puramente letterale, e (diciamolo pure)  spesso anche piuttosto scorretta. Ogni battuta dei dialoghi è stata letta sempre ad alta voce ai compagni (prima del gruppo poi della classe intera) per saggiarne la reale comprensibilità e anche per raccogliere suggerimenti e proposte alternative nei casi in cui il significato non fosse nitidamente percettibile.

 

Il Persiano è una commedia “minore”, poco conosciuta e da sempre ritenuta poco degna di essere  rappresentata; rimane ancora un testo letterario quasi dimenticato: ed è quindi ancora più stimolante la sfida della “rianimazione”,  il tentativo  cioè di ridare corpo e voce a un testo altrimenti destinato a rimanere negli scaffali delle biblioteche.

 

Si è così pensato ad una messinscena continuamente in movimento, con arresti momentanei ed ancor più significativi. Il gruppo degli otto ragazzi che lo sta preparando (tutti alla prima esperienza recitativa) stanno approfondendo le tecniche di movimento corporeo come secondo linguaggio, oltre quello verbale. Diligentemente si sottopongono a notevoli sforzi fisici per rendere la commedia spumeggiante, acrobatica. Da un punto di vista strettamente verbale la dizione e l’impostazione della voce, sia per il recitato che per il canto, vengono considerate con priorità assoluta, in modo da poter vedere in scena un continuo duello tra il gesto e la parola e il loro continuo scendere a patti.