Egregio sig. Preside ,

io non posso esserci a Vicchio giovedì, quando parlerete dell’esperienza teatrale della Scuola e delle sue prospettive, però ritengo opportuno affidare il mio pensiero a queste righe che ora Le consegno.

Ho deciso di esprimere la mia opinione anche perché, di recente, ho seguito i ragazzi, quando si sono recati al teatro di Rifredi, per le prove dell’"Antigone": riferirò , perciò, le sensazioni legate a quell’esperienza e cercherò di ricavare alcune riflessioni; prima , però, farò una premessa che non mi sembra oziosa , per dire qualcosa del teatro in generale e delle letture del teatro classico.

Non occorre ricordare che la tragedia e la commedia hanno origini e sviluppi greci (presso i Greci il teatro raggiunse livelli di arte altissima), sviluppi latini, oltre poi a protendersi nell’età moderna con opere eccellenti e di grande rilievo.

A differenza di quanto accade oggi ,presso i Greci e i Latini le rappresentazioni teatrali erano seguite da un vasto pubblico, anche popolare e sostanzialmente avevano due funzioni, che il teatro ha mantenuto ancora oggi : divertire (la commedia), offrire insegnamenti morali (la tragedia); tuttavia la divisione di competenze fra i due generi non è mai così netta , come io la presento.

Oggi i testi del teatro classico non sono lettura facile per i ragazzi, tuttavia io sono convinta che rimangano una delle letture più formative. Nella nostra scuola , purtroppo, solo i ragazzi del Linguistico e dello Scientifico hanno la possibilità di avvicinarsi a tragedie e commedie classiche (s’intende prevalentemente in traduzione). Per i ragazzi del Tecnico gli insegnanti hanno scarsa possibilità di far conoscere questi capolavori, data la difficoltà che essi hanno di comprendere anche testi molto più semplici. (difatti solo su questi operiamo). Io che lavoro nell’indirizzo tecnico, provo un forte rammarico di non poter utilizzare questi generi, con la negativa conseguenza di lasciare esclusi i miei allievi da una lettura che potrebbe essere formativa , forse esaltante e coinvolgente, occasione di riflessioni su questioni universali, di grande importanza. Qualcosa possono leggere del teatro di Machiavelli: io faccio sempre leggere la "Mandragola", quando lavoro nel triennio, e è una lettura a cui non si sottraggono mai, che li diverte e sulla quale si può lavorare molto.

Ma vengo subito a parlare dell’argomento da cui sono partita: la mia esperienza come accompagnatrice al teatro di Rifredi. I ragazzi disponevano di un adattamento e riduzione dell’originale greco (operazione non facile da attuare) .

Veramente encomiabile il lavoro della registra Scalabrini. Io ho letto l"Antigone" per intero e ho scorso il copione e ho poi seguito la rappresentazione e l’operazione mi è sembrata senz’altro convincente. Dunque avevano un adattamento e riduzione in cui erano impegnati , mi pare, fra i quindici e i venti ragazzi. Ho seguito tutti i preparativi per le prove , sono rimasta quasi sempre fissa in teatro e ho avuto modo di apprezzare la sensibilità, il gusto, la finezza della collega prof. Focardi. Ecco, io non credo che in queste occasioni un professore si senta frustrato, anzi il contrario e un po’ invidio la collega per questo!

Dunque il teatro, far teatro, può essere uno stimolo forte per noi insegnanti, anche spettatori, non solo per chi, come la prof. Focardi, ha competenze sorprendenti nell’operare con le luci che sono spesso determinanti per valorizzare un gesto, una parola, una sfumatura del testo.

Ma il teatro è un’esperienza valida e forte soprattutto per i ragazzi e per tanti motivi. Io sono stata sorpresa dalla pazienza e dall’attenzione con cui i ragazzi sono rimasti sulla scena da circa le tre del pomeriggio fino alle 19.20 . In altre occasioni i ragazzi danno segni di insofferenza , ma in questa esperienza, che sentono come propria e su cui giocano la propria immagine , hanno molta pazienza e seguono con rispetto e docilità le indicazioni e anche le critiche della regista.

Nel teatro si impara a esporci, a confrontarci direttamente con gli altri ( in tanti, perché il pubblico è fatto di tante persone), si rischia grosso e i ragazzi lo capiscono perfettamente. Ecco, è da qui che nasce il loro desiderio di una performance più adeguata possibile. Devo confessare che io non sarei altrettanto capace di fare questa scommessa con il pubblico. Per farlo si devono superare timidezze, ansie, insicurezze, saper rimuovere efficacemente ricordi spiacevoli di insuccessi o critiche, operazioni che un adulto non sempre è capace di fare. Invece loro lo fanno e sono bravi proprio per questo: probabilmente affronteranno la vita con maggior serenità di quanto non sia toccato a me.

Dalla scena non rimbalzano sulla platea sensazioni di rivalità fra i ragazzi, ovviamente perché essi sanno che solo dall’accordo, dalla sintonia può venire il successo: nessuno, in linea di massima, può permettersi di "giocare da solo" , il gioco è "di gruppo" .Forse dovremmo trarne un grande insegnamento, noi, insegnanti, colleghi di uno stesso istituto; l’insegnamento, a mio avviso, è questo: solo dall’accordo e dalla reciproca stima e fiducia può venire il nostro successo di educatori; se lavorassimo in sintonia, le conseguenze sarebbero benefiche per tutti, ovviamente per i ragazzi, ma anche per noi e per i colleghi che vedrebbero rimossi disagi e apprensioni. Anche questo che ho detto può insegnare il teatro e non è cosa da poco.

Poi viene la considerazione più importante. il teatro è un potente trasmettitore di messaggi e quindi anche di valori.

Attraverso il teatro i Greci formavano le coscienze, oltre a distrarre le menti : l’occasione è valida ancora oggi, anzi direi che è "urgente" nel senso etimologico del termine, perché incalzano e schiacciano menti e coscienze altri strumenti detti di "comunicazione di massa", tristemente condizionanti, oppure, nella migliore delle ipotesi, vanamente neutri Se i giovani cominciassero a frequentare di più il teatro, meglio se a farlo, quanti benefici la società ricaverebbe?

Infatti con le rappresentazioni teatrali si offre, a chi rappresenta, la consapevolezza di alcune verità incontestabili della vita e una chiave di lettura della vita stessa; queste verità sono spesso di forte impatto emotivo tali da coinvolgere attore e spettatore. Così il cerchio si chiude con una complicità che solo l’arte può dare, fra chi parla e chi ascolta, come fra chi scrive e chi legge.

Pensandoci ancora, forse , mi potrebbero venire in mente altri validi motivi per continuare e rafforzare un’esperienza esaltante , come quella teatrale.

Infine vorrei aggiungere un’ultima constatazione: la maggior parte dei ragazzi che io ho accompagnato a Rifredi proveniva dall’indirizzo Scientifico o Linguistico, il Tecnico era assente. Ma è questo l’indirizzo a cui sono ancora legata e che mi preme. Sarebbe opportuno cercare di coinvolgere anche i ragazzi del Tecnico( nonostante le difficoltà per loro di accedere a certi testi).Infatti ci sono anche in questo indirizzo ragazzi di grande sensibilità ,che amano le discipline umanistiche, che hanno interesse per la storia antica e per la classicità, in generale, che hanno basi culturali su cui far perno per affrontare questa sfida, che consentirebbe loro di superare certe timidezze che non hanno ragion d’essere. E’ questo il mio augurio per il futuro dell’indirizzo tecnico e per l’attività teatrale della Scuola, in generale.

La ringrazio per la pazienza

Lucia Labardi

Borgo S. Lorenzo 26.5.2002