Les
bouches inutiles
Di
Simone de Beauvoir
Una
cittadina delle Fiandre è posta sotto il fuoco nemico da molto
tempo. Mancano i viveri e la speranza di
resistere all’assedio. I tre scabini, i capi della città, insieme ai cinque
deputati del Consiglio, mantengono l’ordine
che la popolazione accetta con abnegazione e coraggio. Così come accetta la
decisione di sacrificare la popolazione più debole. I vecchi, i malati, i bimbi
e le donne vengono condannati ad essere gettati nel fossato per risparmiare il
poco cibo rimasto. Resteranno solo gli uomini.
Ma sono veramente
solo gli uomini gli unici utili difensori della città?
Libertà, amore, morte. Intorno a questo triangolo si svolge e si racconta la storia di una cittadina democratica uguale a tante e assediata da un nemico tirannico.
Al centro dell’intreccio sta la torre in costruzione, ambiguo segno di potere e libertà, alla quale tutti lavorano e credono, nonostante la mancanza di mezzi, l’incertezza dei tempi e l’impellente esigenza di cibo. Intorno alla torre si dipanano i complessi rapporti sentimentali tra le singole persone e tra i gruppi, tutti protagonisti del racconto.
Accanto a questo mondo affamato e pieno di polvere di cemento, sta l’amore maturo e fedele della famiglia d’Avesnes. Con la follia violenta e criminale del figlio Georges, e la superba autonomia della figlia Clarice. Ogni personaggio reagisce secondo uno schema e un carattere lineare, senza colpi di scena: l’obbedienza sacrificale di Jeanne, l’astensione dalle responsabilità di Jean-Pierre e le mire di potere dello scabino François Rosbourg.
Ha suscitato un particolare interesse la presenza costante e silente del gruppo dei deboli, così potente da essere in grado di dettare infine la sorte della collettività. E’ a questi protagonisti che si è voluto dare più peso e spazio, fino quasi a ribaltare il consueto e prevedibile decorso dei conflitti che vuole che siano sempre i pochi a decidere per i tutti.
I bambini, i vecchi, gli storpi, i ciechi, le donne – tutti così partecipi della società – sono ovunque in questa storia, riempiono gli spazi scenici, spingono i margini delle quinte, respirano dietro il fondale, sordi agli intrecci interpersonali - soggettivi ed esistenziali -, contenuti nei dialoghi. Il loro respiro finisce per condurre tutti gli assediati verso una ragione veramente comune:
“Que la joie soit en nous! Nous luttons
pour la liberté, c’est elle qui triomphe par notre libre sacrifice. Vivants ou
morts, nous sommes les vainqueurs.”
Anna
Scalabrini