Friedrich
Durrenmatt, La visita della vecchia signora
Locandina per i
Rencontres théâtrales méditerranéennes a Castelnaudary 25-30 aprile 2011
Gallery Rencontres (imminente pubblicazione);
prima in Italia: Teatro Giotto Vicchio ore 21.15 martedì 10 maggio 2011
Tre atti della durata di 90’ circa senza intervallo
A Gullen, una cittadina dimenticata da tutti, dove guardare i treni che passano senza fermarsi è una delle poche cose da fare, un giorno avviene un cambiamento straordinario e memorabile. Torna sui luoghi della sua nascita Claire Wascher, donna ora ricchissima.
Essa scende dal treno con un improbabile seguito di personaggi da circo: due guardie del corpo dal sapore dei gangster americani, una coppia di massicci nani eunuchi e ciechi, un inquietante maggiordomo dalla devozione assoluta, un marito di celluloide e una preziosa bara nera.
Prende forma e cresce nella mente di tutti i cittadini, la convinzione che la donna sia arrivata per restituire a Gullen il benessere perduto. Viene posto di fronte a lei, quasi come uno scudo, con il compito di sedurla nuovamente, il primo innamorato della donna: Ill, un uomo senza qualità. Come tutti gli altri cittadini, del resto. Ill ha sedotto, abbandonato e calunniato una giovane Claire. Claire ora ritorna a Gullen per un macabro rituale: comprare la vita di Ill; l’uomo che ha amato e che l’ha abbandonata, deve essere sacrificato. “Siccome il mondo ha fatto di me una puttana, adesso io ne faccio un casino”. Inietta nella storia il veleno della malvagità, non è venuta a contrattare, il suo è un verdetto, Claire comprerà la giustizia e la forza del danaro avrà il sopravvento: niente saprà resisterle, tanto meno la fragile morale dei cittadini di Gullen.
“La tentazione è troppo grande, la povertà è troppo dura”. In modo inesorabile la logica mostruosa del capitalismo trasforma tutti i cittadini in boia fino a stringerli attorno a Ill in un abbraccio mortale. La follia dilaga e celebra, grazie all’aiuto dei mass- media - che non hanno mai perso d’occhio il potenziale scoop giornalistico – l’abiezione di Gullen. Gullen come apoteosi dell’ipocrisia e della menzogna.
Anna Scalabrini