LICEO GIOTTO ULIVI LE FACCE DELL'AMORE
TEATRO “GIOTTO” DI VICCHIO 30 APRILE 2002
Introduzione - testi&traduzioni
Lo spettacolo nasce come ampliamento di un'esperienza svolta nell'anno scolastico passato, dal titolo 'Poesia e Musica", in cui poesie di lingua tedesca e francese, tradotte dalle classi del Liceo linguistico dell'Istituto venivano recitate dagli alunni, alternate all'esecuzione di brani musicali attinenti. Si trattava in particolare di lieder di Schubert su testi di Goethe e altri poeti romantici e di brani di Debussy su testi di Verlaine e della trasposizione musicale de I pastori di D'Annunzio per opera di Pizzetti.
Data la buona riuscita dell'iniziativa il progetto è stato ampliato: la recitazione e lo spettacolo diventano il risultato di un lavoro corale ad ampio raggio, radicato nell'esperienza didattica di molte classi, chiamate a tradurre e scegliere poesie di tutta la tradizione antica e moderna intorno al tema dell'amore, visto in tutte le sue più varie sfaccettature, dalla remotissima Saffo al contemporaneo Prévert. E poi tutte le specie d’amore: da quello più ricorrente tra uomo e donna a quello del figlio verso la madre (Ungaretti, Quasimodo) a quello del mistico verso Cristo (Juan de la Cruz). L’amore romantico idealizzato ma anche l’amore molto terreno di Cecco Angiolieri o l’amore un po’ macabro degli Scapigliati o l’amore come forza negativa di Lucrezio.
Dopo il lavoro di cernita dei brani pervenuti, raccolti dai vari insegnanti di lingue e letteratura, si è giunti alla composizione vera e propria dello spettacolo, che comprende anche l'esecuzione di brani musicali per canto, chitarra, pianoforte, violino, flauto, la recitazione e la danza. L'allestimento dello spettacolo ha coinvolto nella preparazione tutte le varie componenti della scuola: gli studenti che lavorano all'interno del laboratorio Teatrale, tutti coloro che hanno offerto il loro contributo come giovani artisti, sia in campo musicale che in quello della danza, gli studenti delle classi che hanno scelto e tradotto con perizia e passione i vari testi, e non ultimi i professori, nelle vesti di organizzatori, consulenti, cantanti, attori, scenografi, musicisti.
Le poesie sono state scelte tenendo conto della loro originalità, teatralità, musicalità.
Un'attenzione particolare è rivolta al rapporto parola-musica, sia nei casi in cui il compositore abbia musicato direttamente il testo poetico (Schumann/Heine Du bist wie eine Blume ) sia nel caso in cui l'espressione musicale costruisce un tessuto espressivo parallelo ed autonomo, un dialogo espressivo che si intreccia con la parola "detta" per costruire il tessuto comunicativo dell'esperienza teatrale. L’inserimento dei brani musicali non è mai stato proposto quindi come mero “sottofondo”, ma come contributo capace di suggerire letture e suggestioni in consonanza o dissonanza col testo poetico, di integrare o sovvertire il senso poetico, nell’incontro con un diversa “poesia”.
Le musiche scelte spaziano dal “recitar cantando” di G. Caccini (1550-1618), con la raffinata ed intensa Amarilli, alla rivisitazione attuale della ballata medievale di A. Branduardi o di F. de André, il tutto legato dal filo conduttore della Serenata di Schubert (1797-1828), danzata, suonata e “cantata” di volta in volta dal pianoforte, dal violino e dalla voce. Ma per suggerire altre forme del caleidoscopico mosaico del sentimento amoroso ecco un graffiante tango di A. Piazzolla (1921-1992), o il drammatico lamento funebre della vecchia negra nell’opera dell’americano Gershwin (1898-1937) (My man’s gone now da Porgy, and Bess), e ancora: una ninna nanna dal suggestivo clima arabeggiante di M. de Falla (1876-1946) o il grido passionale della tradizione partenopea (Core ‘ngrato). Non mancano l’elegante malinconia della chanson francese (Le foglie morte) e l’icastica profondità del lied romantico (Du bist wie eine Blume) di R. Schumann (1810-1856)
Tutto il lavoro si è svolto in funzione di ben precisi obiettivi didattici.
Nella prima fase (scelta e traduzione dei testi) si è cercato di favorire l'interesse e la competenza sia sul piano dell'analisi e dell’ interpretazione testuale, sia su quello della scrittura creativa, che ha tanto a che fare con la difficile arte della traduzione.
Nella seconda fase (allestimento dello spettacolo) si è favorito lo sviluppo di tutte le abilità e competenze che sono connesse con la pratica teatrale.
Per quanto riguarda direttamente l'espressione musicale e corporea si è cercato di prima di tutto di valorizzare le competenze musicali dei ragazzi che studiano canto, strumenti o danza parallelamente agli studi liceali, secondariamente di ampliare e connettere in un più ampio tessuto culturale i vari "linguaggi" artistici anche al fine di ovviare alla vistosa lacuna del curricolo liceale che esclude la pratica o lo studio della musica classica e contemporanea dalla scuola
Si tratta quindi di un’esperienza molto importante sul piano didattico e formativo perché valorizza quella molteplicità di codici espressivi e di competenze che dovrebbe costituire proprio lo “specifico” del teatro nella scuola.
Interpreti
(di testi poetici o brani musicali):
Andrea Avellini
Paolo Badiali
Valeria Barreca
Augusto Cacopardo
Simonetta Chiappini
Elisa Galanti
Alessandro Giovannelli
Serena Landi
Laura Lavacchini
Tommaso Mugelli
Rita Nencini
Gabriele Parigi
Claudia Pinzauti
Marta Ricci
Silvia Ruggeri
Valentina Traversi
Saverio Vaiani
Alessandra Zagli
danzatori:
Francesco Rocchi
Ughetta Pratesi
Veronica Baldi
Pianoforte: Emanuele Lippi
Regia: Anna Scalabrini
scene e luci: Sandra Focardi
Ufficio Stampa: Roberto Ticci
Supervisione testi: Anna Borgini e Giuseppe Parrini
Consulenza musicale: Simonetta Chiappini
I professori Elisabetta Banchi, Grazia Bertini, Roberto Nencetti, Maureen Enright, Mannelli e Sacconi hanno collaborato con le loro classi alla scelta e alla traduzione dei testi.
1. SAFFO
Tramontata è la luna
e le Pleiadi a mezzo della notte
anche giovinezza già dilegua
ed ora nel mio letto resto sola.
Scuote l’anima mia Eros,
come vento sul monte
che irrompe entro le querce;
e scioglie le membra e le agita,
dolce amara indomabile belva.
Ma a me non ape, non miele;
e soffro e desidero. (traduzione di Quasimodo)
2. CACCINI - Amarilli
3. HEINE- Tu sei come un fiore
Tu sei come un fiore
H. Haine (1830)
Tu sei come un fiore
Così grazioso e bello e puro
Ti guardo e la malinconia
Mi si insinua nel cuore
È come se dovessi tenerti sulla testa
Le mani pregando che Dio
Ti mantenga così pura e bella e graziosa
4. SCHUMANN - Amore romantico
5. LUCREZIO - La goccia scava la roccia
LA GOCCIA SCAVA LA ROCCIA
Talvolta capita di amare una donnetta umile e semplice
né per opera divina
né per le frecce d'amore scoccate da Venere.
Questo genere di donna
spesso riesce ad incoraggiarti facilmente a trascorrere la vita con lei,
per atteggiamenti dolci e per la limpida grazia del corpo.
D'altronde l'abitudine favorisce l'amore:
ciò che sia pur debolmente attraversato da attacchi consueti,
col tempo è sconfitto e costretto ad arrendersi.
Non vedi che anche le gocce d'acqua che stillano sulla pietra con il tempo
perforano la roccia? (coro)
Lucrezio (De rerum natura, IV 1278-1287)
Trad. Silvia Ruggeri
6. LUCREZIO - CECITA'
Cecità
Evitare d'essere rapiti dalle infinite broccia dell'amore non è così difficile
come uscirne una volta presi,
e liberarsi dagli inestricabili nodi di Venere.
Eppure anche imprigionato e avviluppato potresti fuggire l'Amore,
soprattutto se non fossi tu a porti degli ostacoli,
e specialmente se non ti nascondessi tutti i difetti dell'animo e del corpo
di colei che adori e che vorresti possedere.
Così si comportano solitamente gli uomini in balia della loro passione,
e attribuiscono alle amate pregi che esse non possiedono affatto.
Ed è proprio per questo che molto spesso ci imbattiamo in donne
brutte e deformi che però sono amate teneramente e che si vantano di questo.
Questi amanti spesso sorridono l'uno dell'altro
e si spingono ad addolcire Venere perché un oscuro amore li affligge;
e spesso non vedono poveri, (coro)
la trappola in cui sono caduti.
La bruna “ha il colore del miele",
una sudicia e malconcia "veste negletto",
se ha verdi gli occhi "è il ritratto di Pallade",
se è spigolosa "Ë una gazzella",
una nana "è una delle Grazie, tutta sale",
enorme e sgraziata è "stupenda, piena di maestà".
La balbuziente e timida “cinguetta",
la muta è "così riservata!".
La comare impetuosa e chiacchierona diventa "una fiammetta".
E' "un esile amorino" quando la magrezza l'uccide,
e se già la tosse la consuma è "un po' gracilina".
La grassa dal seno enorme è "Cerere sgravata di Bacco",
colei col naso schiacciato è "una Silena" o "una Satira".
la labbrona "una voglia di baci".
E se avessi intenzione di continuare ancora fino ad esaurire l'argomento
la farei sicuramente troppo lunga.
Lucrezio (De rerum natura/ IV 1146-1170)
Trad. Camilla Ceccato
7. W. VON DER VOGELWEIDE –
Sotto il tiglio
W. von der Vogelweide (1200)
Sotto il tiglio // nella brughiera
Dove siamo stati insieme // si possono vedere
Fiori ed erba amorevolmente spezzati.
Tandaradei // cantava l’usignolo // dal bosco nella valle.
Andai in quel prato, // là era già il mio amore
Venuto prima di me. // Là fui accolta
- oh! Santa Vergine - // che mi faccia sempre felice.
Se mi baciò? Mille e mille volte, // tandaradei
Guardate come e rossa la mia bocca!
Là aveva preparato // con grande magnificenza
Un giaciglio di fiori. // Il cuore si rallegrerà
Di colui che passerà di là. // Dalle rose egli può ancora vedere
Tandaradei // dove era disteso il mio capo.
Se qualcuno sapesse // che ho dormito con lui
(non voglia Iddio) mi vergognerei così tanto!
Cosa lui ha fatto con me, // nessuno lo dovrebbe mai
Sapere, tranne lui e me // e il caro usignolo
Tandaradei // egli manterrà il segreto.
8. BRANDUARDI - Sotto il tiglio
9. BRECHT - Ricordo di Marie A.
Ricordo di Marie A.
B. Brecht
In quel giorno nell'azzurra luna di settembre
In silenzio sotto un giovane susino
Là la tenni, amore calmo e pallido,
tra le mie braccia come un sogno leggiadro.
E sopra di noi, nel bel cielo estivo,
stava una nuvola che a lungo guardai.
Era lassù bianca ed enorme,
e quando alzai gli occhi non c'era più.
Da quel giorno sono passate,
nuotando nel cielo, molte, molte lune.
I susini forse sono stati tutti tagliati.
E tu mi chiedi cosa ne sia stato di quell'amore
E io ti dico: non riesco a ricordare
E certo so già cosa pensi.
Eppure il suo viso davvero non lo ricordo più
So solo che una volta la baciai.
E anche il bacio avrei da tempo scordato
Se non ci fosse stata la nuvola.
Quella la ricordo adesso e la ricorderò sempre
Era candida e scendeva dal cielo.
I susini fioriscono ancora forse
E quella donna ha ora forse sette figli.
Certo quella nuvola fiorì solo per un attimo
E quando alzai lo sguardo, svaniva già nel vento.
Traduzione di Alessia Landi, Ilaria Righini, Gina Cacciapuoti e Margherita Malevolti
10. HIKMET - Guardo in ginocchio la terra
Guardo in ginocchio la terra
N. Hikmet 1943
Guardo in ginocchio la terra // guardo l'erba
Guardo l'insetto // guardo l'istante fiorito e azzurro
Sei come la terra di primavera, amore, // io ti guardo.
Sdraiato sul dorso vedo il cielo // vedo i rami degli alberi
Vedo le cicogne che volano
Sei come il cielo di primavera, amore, // io ti vedo.
Ho acceso un fuoco di notte in campagna // tocco il fuoco
Tocco l'acqua // tocco la stoffa e l'argento
Sei come un fuoco di bivacco all'addiaccio // io ti tocco.
Sono tra gli uomini amo gli uomini // amo l'azione
Amo il pensiero // amo la mia lotta
Sei un essere umano nella mia lotta
Ti amo.
11 CECCO ANGIOLIERI - Becchin’amor
Cecco Angiolieri, irriverente e scanzonato poeta senese (1260 – 1312 circa), all’amore idealizzato della poesia cortese e stilnovista contrappone un amore molto concreto e quotidiano, alla donna-angelo come Beatrice contrappone la più ordinaria Becchina, al desiderio di elevazione spirituale contrappone appetiti molto terreni , come la donna, la taverna e ‘l dado. La parodia dei raffinatissimi poeti stilnovisti si fa in alcuni sonetti molto pungente: in questo assistiamo a un battibecco vivacissimo, sapientemente orchestrato su un contrasto stilistico Alto- Basso. Cecco si rivolge a Becchina con espressioni solenni da amore cortese, lei risponde con battute feroci del senese popolare.
´Becchin'amor!, ´Che vuo’ falso tradito?ª.
´Che mi perdoniª. ´Tu non ne se' degnoª.
´Merzè, per Deo!ª. ´Tu vien' molto gecchitoª.
´E verrò sempreª. ´Che sarammi pegno?ª.
´La buona féª. ´Tu ne se' mal fornitoª.
´No inver' di teª. ´Non calmar, ch'i' ne vegno!ª.
´In che fallai?ª. ´Tu sa' ch'i' l'abbo uditoª.
´Dimmel, amorª. ´Va', che ti veng'un segno!ª.
´Vuo' pur ch'i' muoia?ª. ´Anzi mi par mill'anniª.
´Tu non di' beneª. ´Tu m'insegneraiª.
´Ed i' morròª. ´Omè, che tu m'inganni!ª.
´Die tel perdoniª. ´E ché non te ne vai?ª.
´Or potess'io!ª. ´Tègnoti per li panni?ª.
´Tu tieni 'l cuoreª. ´E terrò co' tuo guaiª.
13. UNGARETTI
Con G. Ungaretti (1888-1970) la poesia italiana si rinnova profondamente, uscendo da un
radicato e persistente provincialismo: i suoi "versicoli" dell'Allegria, la sua prima raccolta,
colpiscono i lettori e ne scandalizzano una buona parte, ma rompono con la metrica
tradizionale inaugurando un nuovo modo di fare poesia. Nelle due liriche che ascolteremo
( il terzo frammento dei Cori descrittivi di stati d'animo di Didone e La madre egli filtra la propria
umana esperienza e, attraverso la potenza della parola, “limpida meraviglia di un delirante
fermento", la trasforma in poesia, proiettandola, nel primo caso, in una delle figure classiche
più compiute e significative.
CORI DESCRITTIVI DI STATI D'ANIMO DI DIDONE
Dileguandosi l'ombra,
In lontananza d'anni,
Quando non laceravano gli affanni,
L'allora, odi, puerile
Petto ergersi bramato
E l'occhio tuo allarmato
Fuoco incauto svelare dell'Aprile
Da un'odorosa gota.
Scherno, Spettro solerte
Che rendi il tempo inerte
E lungamente la sua furia nota:
II cuore roso, sgombra!
Ma potrà, mute lotte
Sopite, dileguarsi da questa notte?
II
La sera si prolunga
Per un sospeso fuoco
E un fremito nell'erbe a poco a poco
Pare infinito a sorte ricongiunga.
Lunare allora inavvertita nacque
Eco, e si fuse al brivido dell’acque.
Non so chi fu più vivo,
Il sussurrio sino all’ebbro rivo
O l’attenta che tenera si tacque
III
Ora il vento s'è fatto silenzioso
E silenzioso il mare;
Tutto tace; ma grido
Il grido, sola, del mio cuore,
Grido d'amore, grido di vergogna
Del mio cuore che brucia
Da quando ti mirai e m'hai guardata
E più non sono che un oggetto debole.
Grido e brucia il mio cuore senza pace
Da quando più non sono
Se non cosa in rovina e abbandonata.
IX
Le immagini a che pro
Per me dimenticata?
Non odi del platano,
Foglia non odi a un tratto scricchiolare
Che cade lungo il fiume sulle selci?
Il mio declino abbellirò, stasera;
A foglie secche si vedrà congiunto
Un bagliore roseo.
13. ANONIMO - Core ingrato
14. JUAN DE LA CRUZ
Canciones de l’alma
1
In una notte oscura,
di amorose ansie infiammata,
o felice ventura!
uscii e non fui notata
essendo già la mia casa addormentata,
2
Al buio, sicura,
per la scala segreta, travestita,
o felice ventura!
al buio, di nascosto,
essendo già la mia casa addormentata.
3
Nella notte propizia,
in segreto — nessuno mi vedeva
né io guardavo cosa alcuna —
senz'altra luce o guida
che quella che mi bruciava nel cuore.
4
Ma questa mi guidava
più certa della luce meridiana
dove mi aspettava
chi ben io conoscevo
in luogo dove nessuno si mostrava.
5
O notte che guidasti,
notte più cara dell'aurora;
notte che hai riunito
l'Amato con l'amata,
l'amata nell'Amato trasformata!
6
Sul mio petto fiorito
che per lui solo intero si serbava
egli restò addormentato;
Io lo carezzavo
e il ventaglio di cedro dava aria.
7
La brezza dai bastioni
mentre io gli scompigliavo i capelli
con la sua mano serena
mi feriva nel collo
e tutti i miei sensi sospendeva.
8
Senza ricordo, immobile,
il volto chinai sull'Amato,
tutto cessò, e io giacqui
lasciando la mia cura
dimenticata fra i gigli.
trad. it. di G. Agamben
15. W. GOETHE - IX Elegia
IX Elegia
W. Goethe (1800)
D’autunno la fiamma illumina il lieto focolare della campagna
Scoppietta, scintilla, com’è svelta!
Vola in alto sui rami.
Questa sera mi rallegra di più
Perché prima che il fascio si consumi in carbone,
si inclini sotto la cenere,
arriverà la mia amata.
E allora bruceranno gli sterpi ed i ceppi
E la calda notte diventerà per noi una splendida festa.
La mattina presto indaffarata, lascia il letto dell’amore.
E nuovamente risveglia l’agile fiamma sotto la cenere
Poiché, più d’altre cose,
amore dette a lei il dono di risvegliare la gioia che sta silenziosa sotto la cenere.
16. UNGARETTI, La madre
E il cuore quando d'un ultimo battito
Avrà fatto cadere il muro d'ombra,
Per condurmi, Madre, sino al Signore,
Come una volta mi darai la mano.
In ginocchio, decisa,
Sarai una statua davanti all'Eterno,
Come già ti vedeva
Quando eri ancora in vita.
Alzerai tremante le vecchie braccia,
Come quando spirasti
Dicendo: Mio Dio, eccomi.
E solo quando m'avrà perdonato,
Ti verrà desiderio di guardarmi.
Ricorderai d'avermi atteso tanto,
e avrai negli occhi un rapido sospiro.
17. M. DE FALLA - Nana
De Falla
Ninna nanna (popolare)
Duermete, niNo,duerme,
Duerme mi alma.
Duermete lucerito
De la maNana.
Nanita nana,nanita nana,.
Duermete lucerito de la maNana.
Traduzione
Dormi bambino, dormi,
dormi, anima mia
dormi stellina della mattina
ninna nanna, nannolina,
dormi stellina della mattina
18. S. QUASIMODO- Lettera alla Madre.
S. Quasimodo ( 1901-1968), insignito del Nobel per la poesia nel '59, percorre un lungo iter
poetico che, dalle prime raccolte "ermetiche" improntate alla perfezione formale, lo porter‡,
anche per la tragica esperienza della seconda guerra mondiale, a preferire tematiche di impegno
sociale nelle raccolte successive, come ne La vita non Ë sogno, da cui Ë tratta Lettera alla
madre.La Sicilia e Milano sono i luoghi tipici della poesia di Quasimodo: lo sentiremo
chiaramente in questa lirica in cui i due luoghi si accostano e si allontanano in un continuo
richiamo della memoria nella dimensione autobiografica.
´Mater dulcissima, ora scendono le nebbie,
il Naviglio urta confusamente sulle dighe,
gli alberi si gonfiano d'acqua, bruciano di neve;
non sono triste nel Nord: non sono
in pace con me, ma non aspetto
perdono da nessuno, molti mi devono lacrime
da uomo a uomo. So che non stai bene, che vivi,
come tutte le madri dei poeti, povera
e giusta nella misura d'amore
per i figli lontani. Oggi sono io
che ti scrivo.ª — Finalmente, dirai, due parole
di quel ragazzo che fuggì di notte con un mantello corto
e alcuni versi in tasca. Povero, così pronto di cuore,
lo uccideranno un giorno in qualche luogo. —
´Certo, ricordo, fu da quel grigio scalo
di treni lenti che portavano mandorle e arance
alla foce dell'Imera, il fiume pieno di gazze,
di sale, d'eucalyptus. Ma ora ti ringrazio,
questo voglio, dell'ironia che hai messo
sul mio labbro, mite come la tua.
Quel sorriso m'ha salvato da pianti e da dolori.
E non importa se ora ho qualche lacrima per te,
per tutti quelli che come te aspettano
e non sanno che cosa. Ah gentile morte,
non toccare l’orologio in cucina che batte sopra il muro,
tutta la mia infanzia è passata sullo smalto
del suo quadrante, su quei fiori dipinti;
non toccare le mani, il cuore dei vecchi.
Ma forse qualcuno risponde? O morte di pietà,
morte di pudore. Addio, cara, addio, mia dulcissima mater.ª
Dalla mistica arabo-persiana
IBN FARID (1182-1235)
Ibn al-Farid nacque al Cairo nel 1182. In gioventù visse lunghi periodi di ritiro sul monte Moqattam, presso la capitale dell’Egitto. Si recò poi alla Mecca e vi condusse vita solitaria. Dopo 15 anni tornò al Cairo dove morì all’età di 53 anni. E’ il più celebre poeta mistico arabo.
E’ L’AMORE
HAFIZ (m. 1389)
E’ il più grande lirico della Persia. Canta l’amore, il vino e i giardini fioriti, nello spirito di quella visione secondo cui non può conoscere l’amore mistico chi ignori l’amore profano, e che prima di bere alla coppa della sipiritualità bisogna aver gustato il succo della vite. I Persiani lo idolatrano e ancora oggi aprono a caso il suo Canzoniere per cercarvi predizioni e norme di condotta.
Per tanto che sia il tempo trascorso
il Sole non dice mai alla Terra: tu mi sei debitrice.
E guarda cosa accade con un amore così!
La volta intera del cielo ne risplende.
Traduzione di Benedetta Datini, Carlotta Tantulli, Francesca Manzani
EMILIO PRAGA - Vendetta postuma
I poeti della scapigliatura milanese si propongono soprattutto di scandalizzare i borghesi benpensanti ostentando una vita sregolata e “viziosa”; nella letteratura, poi, rovesciano spesso l’idealizzato amore romantico nel funebre e nel macabro. Emilio Praga (1839-1875) in questa poesia invia alla sua “ex” un messaggio piuttosto terroristico. Non c’Ë tuttavia da giurare sulla sincerit‡ di questa “vendetta postuma”: troppo scoperto appare l’intento di turbare il lettore con elementi horror.
Quando sarai nel freddo monumento
immobile e stecchita,
se ti resta nel cranio un sentimento
di questa vita,
ripenserai l'alcova e il letticciuolo
dei nostri lunghi amori,
quand'io portava al tuo dolce lenzuolo
carezze e fiori.
Ripenserai la fiammella turchina
che ci brillava accanto,
e quella fiala che alla tua bocchina
piaceva tanto!
Ripenserai la tua foga omicida
e gli immensi abbandoni;
ripenserai le forsennate grida,
e le canzoni;
ripenserai le lagrime delire,
e i giuramenti a Dio,
o bugiarda, di vivere e morire
pel genio mio!
E allora sentirai l'onda dei vermi
salir nel tenebrore.
e colla gioia di affamati infermi
morderti il cuore.
PAUL ELUARD - Io t’amo
JE T’ AIME
Ti amo per tutte le donne che non ho mai conosciuto
Ti amo per tutti i tempi in cui non ho vissuto
Per l'odore del prendere il largo e l'odore del pane caldo
Per la neve che si scioglie per i primi fiori
Per gli ammali puri che l'uomo non ha ancora spaventato
Ti amo per amare
Ti amo per tutte le donne che non amo
Chi mi riflette se non te io mi vedo cosi poco
Senza te non vedo altro che un infinito deserto
Tra ieri e oggi ci sono stati tutti questi morti che ho disteso sulla paglia
Non ho potuto rompere il muro del mio specchio
Ho dovuto imparare la vita momento per momento
Come si dimentica
Ti amo per la tua saggezza che non è la mia
Per la tua salute
Ti amo contro tutto ciò che non è altro che illusione
Per questo cuore immortale che non ho
Tu credi di essere il dubbio, ma invece non sei altro che la ragione
Tu sei it grande sole che invade la mente
Quando sono sicuro di me
Eluard - Le Phénix
IGINIO UGO TARCHETTI - Memento
Iginio Ugo Tarchetti: Memento
Anche in I. Ugo Tarchetti (1839-1869) Ë presente il provocatorio rovesciamento delle idealizzazioni romantiche. Nel suo romanzo Fosca la protagonista Ë una donna bruttissima e malatissima, appesa alla vita per un filo esilissimo, che infatti si spezza alle prime forti emozioni dell’amore. In questa poesia l’ossessione mortuaria raggiunge il culmine: il labbro profumato, il corpo vezzoso dell’amata sono solo vane parvenze che nascondono le fredde ossa d’un morto. Difficile stabilire se sia prevalente un reale senso del macabro o il gusto di procurare brividi al lettore.
Quando bacio il tuo labbro profumato,
cara fanciulla, non posso obbliare
che un bianco teschio vi Ë sotto celato.
Quando a me stringo il tuo corpo vezzoso,
obbliar non poss'io, cara fanciulla,
che vi Ë sotto uno scheletro nascoso.
E nell'orrenda visione assorto,
dovunque o tocchi, o baci, o la man posi,
sento sporger le fredde ossa di un morto.
23. W. B. YEATS
QUANDO SARAI VECCHIA
Quando sarai vecchia e ingrigita e pesante di sonno,
e starai accanto al fuoco, tentennante,
prendi questo libro, leggilo lentamente
e sogna il dolce sguardo nei tuoi occhi d'un tempo e le loro ombre nel profondo;
Quanti amarono i tuoi momenti di ridente grazia,
e quanti altri la tua bellezza, di un amore falso oppure vero;
ma un solo uomo amò l'anima pellegrina che è in te
e il dispiacere nel volto alterato dagli anni;
Curvati, poi, a lato di queste sbarre roventi
e sussurra a te stessa, con un po' di malinconia,
come Amore fuggì e attraversò lassù quelle montagne
e nascose il suo volto dietro uno sciame di stelle.
(trad. Alessandra Zagli)
24. GERSHWIN - Porgy and Bess
G.Gershwin
My man’s gone now (da Porgy and Bess)
Testo di DuBose Heyward
My man’s gone now, ain’ no use a listening’
For his tired foot-steps climbing up de stairs.
Ah…
Ole Man Sorrow’s come to keep me comp’ny,
Whisperin’ beside me when I say my prayers…
Ah…
Ain’ dat I min’ workin
Work an’ me is travelers
Journeyin’ togedder to de promise land
But Ole Man Sorrow’s marchin’ all de way wid me
Tellin’ me I’m ole now
Since I lose my man
Ah…
Ole Man Sorrow sittin’ by de fire place,
Lyin’all night long by me in de bed
Tellin’ me de same thing mornin’, noon an’ eb’ning
That I’m all alone now
Since my man is dead
Ah….
Traduzione
Il mio uomo ne ne Ë andato ora, non serve a niente ascoltare i suoi passi stanchi che salgono le scale.
Ah!
Il Dolore Ë venuto a farmi compagnia, sussurrando accanto a me quando dico le preghiere.
Ah!
Non mi pesa lavorare. Io e il lavoro siamo viaggiatori che vanno insieme alla Terra Promessa.
Ma il Dolore cammina tutta la strada con me e mi dice che sono vecchia ora, da quando ho perso il mio uomo.
Il Dolore seduto al camino, sdraiato tutta la notte accanto a me nel letto, mi dice sempre la stessa cosa mattina, notte e pomeriggio, che sono tutta sola ora, da quando Ë morto il mio uomo.
Ah…
25. Jacques PREVERT - Le foglie morte
LE FOGLIE MORTE
Oh! Vorrei tanto che tu ti ricordassi
dei giorni felici in cui siamo stati amici
quando la vita era più bella
ed il sole più ardente di oggi.
Le foglie morte si raccolgono.
Tu vedi che non l'ho dimenticato
le foglie morte raccolgono
anche i ricordi ed i rimpianti
ed il vento del nord li porta via con sé
nella notte fredda dell'oblio.
Vedi che non ho dimenticato
la canzone che tu mi cantavi.
E' mia canzone che ci somiglia
tu mi amavi
ed io ti amavo
e vivevamo insieme
tu che mi amavi
ed io che ti amavo.
Ma la vita separa coloro che si amano
dolcemente
senza far rumore
ed il mare cancella sulla sabbia
i passi degli amanti non più uniti.
Le foglie morte si raccolgono
i ricordi ed i rimpianti anche
ma il mio amore silenzioso e fedele
sorride sempre e ringrazia la vita.
Ti amavo talmente tanto che tu eri cosÏ felice
come vuoi che ti dimentichi
quando la vita era più bella
ed il sole più ardente di oggi.
Tu eri la mia più dolce amica
ma adesso non mi resta che il rimorso
e la canzone che tu cantavi,
sempre, sempre la canterò.
E' una canzone che ci somiglia
tu mi amavi
ed io ti amavo
e vivevamo insieme
tu che mi amavi
ed io che ti amavo.
Ma la vita separa coloro che si amano
dolcemente
senza far rumore
ed il mare cancella sulla sabbia
i passi degli amami non più uniti.
PREVERT- PIAF - Les feuilles mortes
Lorenzo CAPOROSSI – I tuoi occhi
SCHUBERT - Serenata
Serenata
Sommessi ti supplicano i miei canti
nella notte, giù nel bosco silenzioso,
o diletta, vieni con me.
Sussurrando le flessuose cime degli alberi
stormiscono nella luce lunare,
non temere, amata,
il traditore che origlia ostile.
Senti cantare gli usignoli?
Ah! Ti implorano con i dolci lamenti,
ti supplicano per me.
Capiscono l’ardente desiderio del mio cuore,
conoscono il male d’amore.
Commuovono con toni argentini
ogni cuore sensibile,
lascia che anche il tuo cuore si commuova,
amata, ascoltami,
tremante ti attendo con ansia,
vieni, colmami di felicità!
29. GARCIA LORCA - La sposa infedele
LA SPOSA INFEDELE di Federico Garcia Lorca
A Lydia Cabrera e alla sua moretta
E io che me la portai al fiume
credendo che fosse ragazza,
invece aveva marito.
Fu la notte di San Giacomo
e quasi per obbligo.
Si spensero i fanali
e s'accesero i grilli.
Alle ultime svolte
toccai i suoi seni addormentati
e di colpo mi s'aprirono
come rami di giacinti.
L'amido della sua gonnellina
suonava alle mie orecchie
come un pezzo di seta
lacerato da dieci coltelli.
Senza luce d'argento sulle cime
son cresciuti gli alberi
e un orizzonte di cani
abbaia lontano dal fiume.
*
Passati i rovi,
i giunchi e gli spini,
sotto il cespuglio dei suoi capelli
feci una buca nella fanghiglia.
Io mi levai la cravatta.
Lei si tolse il vestito.
Io la cintura e la rivoltella.
Lei i suoi quattro corpetti.
Non hanno una pelle così fine
le tuberose e le conchiglie
né i cristalli alla luna
risplendono di tanta luce.
Le sue cosce mi sfuggivano
come pesci sorpresi,
metà piene di brace,
metà piene di freddo.
Corsi quella notte
il migliore dei cammini
sopra una puledra di madreperla
senza briglie e senza staffe.
Non voglio dire, da uomo,
le cose che ella mi disse.
La luce dell'intendimento
mi fa esser molto discreto.
Sporca di baci e di sabbia
la portai via dal fiume.
Con la brezza si battevano
le spade dei gigli.
Agii da quello che sono,
da vero gitano.
Le regalai un grande cestino
di raso paglierino,
e non volli innamorarmi
perché avendo marito
mi disse che era ragazza
mentre la portavo al fiume.
Claudio PROVENZANO (classe III I)
Amore precluso
E con lo spirare fresco
di un vento estivo,
tu sei arrivata
ed io subito mi sono innamorato.
Nei miei sogni
appari seminuda,
con gli occhi socchiusi
che parlano
con la voce
del silenzio,
ho sempre voluto baciarti
ma tu non mi appartieni,
non sei mia
e mai lo sarai.
Vorrei proprio
far volar via
la tua immagine
dalla mia testa,
e se solo tu,
così caparbia,
non ti ostinassi
a fissarti, così in profondità
nella mia mente,
io ci riuscirei.
Vattene adesso,
proprio come sei arrivata
in un soffio di vento
vai!
E che mai più
il seme
di quella maledetta pianta
chiamata amore
germogli nel mio cuore.
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Lorenzo CAPOROSSI (classe III I)
I tuoi occhi nei miei occhi
una delicata carezza un dolce bacio
basta così poco per essere innamorato
Nel tuo sguardo mi incanto
nei tuoi occhi mi perdo
tra le tue braccia rinvengo