LA GUERRA DEI TRENT'ANNI

 

La Germania era da sempre una realtà molto frammentata.

Questa situazione si aggravò dopo la pace di Augusta del 1555, infatti ogni principe poteva scegliere la propria religione e questo peggiorò la frammentazione sia politica che religiosa.

Con l'imperatore Rodolfo II si riaccese il conflitto religioso. Nel 1608 il principe del Palatinato promosse un'associazione protestante, L'unione Evangelica, appoggiata dalla Francia di Enrico IV. Come risposta il duca di Baviera costituì la Lega Cattolica.

Rodolfo II concesse la lettere di maestà, finalizzata alla libertà di culto.

Tuttavia la situazione precipitò con l'avvento al potere di Mattia e l'assunzione della corona di Boemia da parte del cugino Ferdinando di Stiria.

Egli era legato agli ideali del cattolicesimo e in particolare della Controriforma e avviò una restaurazione del cattolicesimo

La protesta, causata dall'ondata di cattolicizzazione e di tedeschizzazione, lanciata da Ferdinando, causò una protesta, violenta, la cosiddetta defenestrazione di Praga del 1618. Con questo evento comincia la guerra dei Trent'anni. Alla defenestrazione di Praga seguì la rivolta degli abitanti della Boemia e dei possedimenti asburgici circostanti; i ribelli elessero re Federico V del Palatinato, chiedendo l'aiuto dell'Unione Evangelica, mentre l'Imperatore invocava supporto da parte della Spagna.

Morto l'imperatore Mattia, anche in Ungheria esplose una rivolta: dopo alcuni successi limitati dei boemi, le forse imperiali e della Lega Cattolica procedettero all'invasione e pacificazione dei territori ribelli, culminata nella disfatta subita dai boemi nella battaglia della Montagna Bianca e nella seguente forzata cattolicizzazione e germanizzazione della Boemia. La repressione fu durissima: a Federico V furono sequestrati i beni, molte furono le condanne a morte, Il matrimonio dei nobili protestanti furono trasferiti ai nobili cattolici fedeli all'imperatore e nel 1622 il Palatinato venne riconquistato dall'Impero. Dopo il ritiro del conflitto dell'unico alleato dei protestanti, ovvero il principe di Transilvania Gabriele Bethlen, le residue forze protestanti furono disperse, e Federico V costretto all'esilio; il suo titolo elettorale passava al capo della Lega Cattolica, Massimiliano I di Baviera. Intanto nel 1621, alla scadenza della tregua dei dodici anni con l'Olanda, si riapriva il fronte di guerra tra la Spagna e le Province Unite: sotto il controllo politico-militare del conte-duca de Olivares, le milizie iberiche inizialmente misero a segno una serie di vittorie che permisero agli spagnoli di aprire nel 1625 un terzo fronte di guerra, stavolta contro i seguaci della Riforma Protestante situati nella Valtellina.

Il successo di Federico II e la sua feroce politica estera spinsero il re di Danimarca, Cristiano IV, che temeva che il suo regno venisse assoggettato all'impero, di entrare in guerra.

L'impresa fu finanziata dagli inglesi e dagli olandesi ma tuttavia fallì rapidamente.

Nel 1629 Cristiano IV fu costretto a firmare la pace di Lubecca che lo impegnava a tenere fuori la Danimarca fuori dalle vicende tedesche.

Nel 1629 l'imperatore Ferdinando II compì un passò molto grave. Con l'editto di restituzione, stabilì che tutti i beni confiscati alla Chiesa cattolica dopo il 1552 dovessero essere restituiti. Questo provvedimento ledeva gli interessi di molti principi che si videro sottrarre ingenti parti dei loro patrimoni. Inoltre l'imperatore non nascondeva l'intenzione di introdurre un ordinamento dell'impero di stampo ereditario (a favore della dinastia asburgica).

La politica espansionistica di Federico II allarmò anche il re di Svezia, Gustavo Adolfo, che decise di entrare in guerra. La Svezia era un paese protestante che andava difeso, inoltre non voleva perdere il controllo sul Mar Baltico. Nel 1631 il re svedese sconfisse a Breitenfeld le truppe della Lega Cattolica.

Anche a Lutzen l'esercito di Gustavo Adolfo riportò un'altra importante vittoria, tuttavia durante un'azione di guerra il re perse la vita. Al trono saliva una bambina: Cristina.

Nel 1634 a Nordlingen le truppe svedesi furono gravemente sconfitte, l'impero era salvo.

Nel 1635 la pace di Praga sancì la fine delle ostilità.

L'imperatore era uscito indenne dalla lotta contro la Svezia, le altre potenze europee lo consideravano una minaccia in quanto l'impero sarebbe potuto divenire una realtà unita e non frammentata come in passato.

Proprio quest'evenienza convinse Richelieu a intervenire.

Le operazione militari della Francia si diressero principalmente contro la Spagna, che era impegnata in tre fonti: in Germania, a sostegno delle truppe imperiali, nei Paesi Bassi e contro la Francia.

Tuttavia la Spagna non era in grado di sopportare questo sforzo immane. Infatti, una grave crisi economica la colpì.

I successi francesi furono tanto travolgenti da allarmare persino le Province Unite, apparve quindi preferibile uno stato cuscinetto rappresentato dai Paesi Bassi spagnoli.

Le vicende della guerra però si evolvevano negativamente anche per l'Impero, i francesi erano penetrati in Boemia e puntavano su Vienna, mentre gli svedesi assediavano Praga. Nel 1648 il successore di Ferdinando II, Ferdinando III decise di porre fine alle ostilità e firmò la pace di Westfalia.

La Germania, dopo questa guerra, vide tramontare il processi di una nazione unita e anzi si trovò smembrata sotto una miriade di staterelli. La Francia nel 1659 firmò con la Spagna la pace dei Pirenei e raggiungeva così un'egemonia continentale.

Le casse dei paesi belligeranti erano vuote per il lungo sforzo economico-militare della guerra. Continui passaggi di truppe avevano costretto i contadini ad abbandonare i campi, e quindi ci furono ripercussioni anche in termini di derrate agricole, con varie carestie che facilitarono malattie come la sifilide e la spagnola.

 

 

LA  PACE  DI  WESTFALIA

 

La pace di Westfalia comprende i trattati di Muenster e Osnabrueck stipulati il 24 ottobre del 1648 e sancì la fine della guerra dei Trent'anni e stabilì un nuovo equilibrio politico-religioso in Europa.

Le città Muenster e Osnabrueck furono scelte poiché erano, rispettivamente, di religione cattolica e protestante. Inoltre la distanza fra queste era molto più ridotta rispetto alla distanza tra Amburgo e Brema, le città che erano state designate precedentemente, e le loro infrastrutture erano molto più sviluppate dal punto di vista tecnico.

La pace di Westfalia segnò il definitivo crollo del disegno politico e religioso asburgico e sancì la divisione della Germania in una miriade di staterelli autonomi.

A Muenster il trattato fu firmato dal sacro romano impero di nazione germanica e la Francia con i suoi alleati; a Osnabrueck il trattato venne firmato dall'impero e la Svezia e altre potenze protestanti.

Riguardo all'ordinamento interno del sacro romano impero, fu riconosciuta ai principi la sovranità territoriale e il diritto di stringere alleanze purché non contro l'Impero.

Gli Asburgo esercitavano ormai la loro sovranità solo sui domini ereditari di Austria, Boemia e Ungheria, mentre la Francia raggiungeva un'incontrastata egemonia continentale. Questa ebbe la città della Lorena, di Metz, di Toul e di Verdun e i territori asburgici dell'Alsazia, fuorché la città di Strasburgo.

La Svezia ricevette la Pomeriana anteriore, Brema e Verden ottenendo così l'egemonia sul mar Baltico.

Il Brandeburgo (futura Prussia) ricevette la Pomeriana orientale.

I Paesi Bassi e la Svizzera furono riconosciuti indipendenti.

Ci fu il definitivo crollo del progetto politico e religioso dell'imperatore di estendere la sua egemonia su tutti i cristiani d'Europa e la fine delle guerre di religione con la sconfitta del progetto di sottomettere i protestanti.

Il paradosso è che la guerra è stata inutile perché si ritorna al principio della pace di Augusta (1555): cuius regio, eius religio.

Le conseguenze della pace di Westfalia furono durature, ma questa non mise freno alle ostilità tra Francia e Spagna, che, invece, si concluderanno nel 1659 con la pace dei Pirenei.

Altre conseguenze furono: la devastazione dell'Europa, il danno alle finanze degli Stati in guerra, la diffusione delle epidemie, favorita dal passaggio degli eserciti e dalle fughe delle popolazione dalle campagna alle città, de l'assembramento favorì la diffusione delle infezioni e la comparsa di nuove malattie, come la sifilide.

 

 

DER  FRIENDENSSAAL A MÜNSTER

 

L'odierna sala della pace fu costruita nella seconda metà del XII secolo con il nome di "Sala del Consiglio" e fu, in seguito, utilizzata come la sede del consiglio del cittadino e sede della giustizia, come tutt'ora.

Il 24 ottobre 1648 questa sala venne utilizzata per concludere con un trattato la guerra dei trent'anni.

Venne chiamata sala della pace perché era vista come sala neutrale (in riferimento alla religione).

In questa sala furono accolti 150 inviati degli imperatori europei per le commissioni della pace.

In memoria della conclusione della pace troviamo nel camino un fornello costruito di metallo che presenta come tema principale un cuscino con una corona e uno scettro. Sopra di esso si possono vedere tre piccioni con un ramo nel becco.

E' ben visibile, inoltre, la scritta "pax optima rerum", il bene superiore è la pace.

In successione alla firma della pace furono appesi trentasette quadri raffiguranti imperatori, baroni, pontefici e altre persone importanti presenti nella sala al momento della stipulazione del trattato.

La posizione dei quadri fu introdotta nel 1577 da Hermann von Ring, importante pittore della Westfalia nel XVI secolo.

Inizialmente la lettura dei quadri era organizzata iniziando da sinistra, con l'imperatore Ferdinando III, e proseguendo verso destra, con i mediatori dei diversi Stati.

A est vi è una panchina, dove dietro la figura di Cristo sono raffigurati 12 apostoli e il patrono del duomo, San Paolo.

A ovest mostra ornamenti in legno costruiti nel 1549.

Ci sono, inoltre, delle piccole nicchie che mostrano le sette arti: la grammatica, l'aritmetica, la retorica, la musica, la geometria e l'astrologia.

A nord sono posti un armadio, il tavolo del giudice e il tavolo del sindaco.

Sul legno sono lavorate delle scene bibliche e figure sante.

Gli ornamenti risalgono al 1536, ma, insieme ai mobili della sala, sono stati restaurati nel 2002.

Il camino venne costruito nel 1577, ma durante la seconda guerra mondiale venne distrutto e così, nel 1948, venne ricostruito ornato con simboli di giustizia e saggezza e con emblemi di commercio e navi.

Nella sala ci sono anche:

-il gallo d'oro, una brocca di argento dorato del 1600 fatta a Norimberga;

-la pantofola, degli anni 1620-1630 con provenienza sconosciuta (si dice che provenga da Elisabeth Wandscherer, che fu ammazzata);

-la mano tagliata, la cui provenienza si pensa che fosse di un falsificatore di diplomi o che fosse un simbolo della punizione di quei tempi.

La sbarra del tribunale era utilizzata come separazione tra il giudice, che sedeva al banco, e gli imputati, che sedevano dietro di essa.

La tavola posta al centro della sala mostra la scritta "audiatur et altera pars", si deve ascoltare entrambi le parti.

Il lampadario in stile fiammingo fu lavorato da un fabbro, ma la data di produzione è sconosciuta; è ornato con scene di caccia e rappresentazioni di animale. Da un lato è rappresentato lo stemma della città e sopra di esso vi è una madonna in stile gotico. Tutto il lampadario è ornato con foglie, intorno alle quali si può leggere "amate la giustizia, voi, che giudicate sul mondo".

 

DER FRIENDENSSAAL A OSNABRÜCK

 

E' divenuta sala del consiglio ai primi del '500 e per ricordare quel periodo, i cittadini hanno deciso di non installare un impianto elettrico e per questo da una certa ora in poi non è più agibile.

I mobili, che arredano la grande sala, sono dell'epoca e questo perché i cittadini, durante la seconda guerra mondiale, li hanno smontati e messi in luoghi al sicuro.

Come a Muenster, attaccati alla parete ci sono i quadri con i ritratti delle persone che hanno partecipato alla stipulazione della pace.

Osnabrueck ricorda il pernottamento degli svedesi con la "schwedenstrasse".

La particolarità di questa sala è il candelabro appeso al soffitto e che scende ad altezza tale da poter essere toccato: è una visione del mondo con Adamo ed Eva in cima, sotto ad essi il sole, la luna, la stella polare e tre stelle; al di sotto di questi i simboli che rappresentano Osnabrueck e i suoi cittadini, il simbolo degli artigiani, dei cittadini liberi e degli anziani. Al di sotto c'è raffigurata la madonna con Gesù, che rappresenta la cristianità dei cittadini. Gli abitanti di Osnabrueck, nonostante fossero protestanti, credevano fortemente in Dio.

Le corna e i gigli, che ornano il candelabro intorno alla parte inferiore, rappresentano la terra e a dimostrazione di questo vi sono delle case.

La disposizione degli oggetti in questo candelabro fa riferimento alle teorie aristoteliche.

 

 

 

                                                                     Classe 4^F - Lavoro svolto da:

♣       Cutrupi Bruno

♣       D’Agostino Roberta

♣       Ehm Yana

♣       Ignesti Martina