Relazione progetto Comenius

Le Havre, 13/9 – 13/12  2010

Abbiamo pensato di scrivere questa relazione per due ragioni: la prima consolidare la nostra esperienza e rivederla per noi stessi, così da comprendere bene il lavoro che abbiamo fatto; la seconda illustrare quello che è stato il nostro percorso, quello che abbiamo fatto e imparato durante i tre mesi, come abbiamo vissuto l'esperienza. Infatti, riassumere tre mesi di studio e di vita molto particolari, significa riflettere su un percorso sia didattico che umano che per noi che abbiamo partecipato al progetto è stato, senza dubbio, importante per la nostra formazione.

Fin dall’inizio il progetto Comenius di mobilità alunni, presentatoci dai professori responsabili dei progetti europei, ci è sembrato interessante per varie ragioni: è un progetto realizzato dall’ Unione Europea, ciò dimostra il suo valore e il suo riconoscimento a livello internazionale; lo scambio si svolge durante l’anno scolastico, con ragazzi coetanei con i quali condividiamo tre mesi della nostra vita stando ospiti nelle loro case e frequentando la stessa scuola. Altra cosa importante è il fatto che sia uno scambio reciproco ma non in contemporanea perché i ragazzi che ci hanno ospitato per tre mesi verranno da noi, sempre per tre mesi, ma in un momento differente dell’anno scolastico. Essendo un progetto UE è formalmente a costo zero. Anzi l’UE mette a disposizione del ragazzo, tramite la famiglia, 150 euro mensili, da spendere in completa libertà, che sono un buon aiuto che permette a chiunque di partecipare senza avere troppe spese (anche il viaggio è totalmente a carico del progetto). Anche la durata del progetto è veramente buona, tre mesi sono un tempo più che sufficiente per fare una bella esperienza ma non sono esageratamente lunghi da renderla troppo pesante. Tre mesi sono ottimi, inoltre, anche per apprendere, nel nostro caso, o per migliorare notevolmente una lingua straniera.

Ovviamente prima di partire le preoccupazioni sono tante, dall’ansia per la lontananza dalla famiglia e dagli amici, alla preoccupazione di non essere in grado di affrontare questa esperienza sia dal punto di vista emotivo sia dal punto di vista scolastico. Ho potuto verificare però che, se saputi affrontare bene, sono proprio questi timori che ti spingono a prendere la decisione di affrontare questo progetto. E’ la volontà di mettersi alla prova insieme alla curiosità di conoscere cose nuove e lontane.

Prima di partire si hanno, insieme alle paure e alle ansie, sempre delle aspettative e degli obbiettivi. Ovviamente ci si aspetta una buona accoglienza sia dalla famiglia che dalla scuola ospitante, e così è stato. Gli obbiettivi principali che ci eravamo proposti erano: l’apprendimento di una nuova lingua; cercare di sfruttare al meglio tutte le occasioni di miglioramento personale e didattico che ci si sarebbero presentate durante il soggiorno all’estero; conoscere una realtà sociale e culturale diversa.

Quando siamo arrivati a Le Havre il primo impatto non è stato eccessivamente duro. Naturalmente ci siamo dovuti adattare alle abitudini della famiglia che ci ospitava oltre che alle regole, agli orari e ai programmi del liceo di Le Havre. In effetti l’organizzazione della scuola è un po’ diversa dalla nostra, per esempio gli orari di entrata e uscita oppure che non ci sono aule fisse per ogni classe. Da un punto di vista scolastico non abbiamo verificato una grande differenza  nella preparazione  fra noi e gli studenti francesi.

Alla città ci siamo abituati molto presto perché è ben organizzata, ci sono mezzi pubblici che portano ovunque e la zona dove vivevamo era molto tranquilla. Le Havre è una bella città ma molto diversa dalle nostre. Non esiste il centro storico perché è stato completamente distrutto durante la seconda guerra mondiale quindi questa parte è stata tutta ricostruita in stile moderno nel dopoguerra. Alcuni edifici, come il municipio e la cattedrale, sono molto belli e l’UNESCO ha dichiarato questa parte della città Patrimonio mondiale dell’umanità. Noi ragazzi italiani ci siamo ambientati abbastanza bene con i coetanei francesi ed abbiamo conosciuto anche altri studenti che facevano esperienze di scambio come la mia che venivano dagli Stati Uniti e dal Messico. Quando non eravamo a scuola ci vedevamo spesso fra di noi e con i nostri partner, qualche volta uscivamo nel pomeriggio e siamo andati più volte a visitare la città, il museo e, accompagnati dalle famiglie, i dintorni o alcune città vicine come Etretat e Rouen. Qualcuno di noi è stato anche più fortunato ed è andato anche a Parigi e al Mont Saint Michel.

Quando siamo dovuti ritornare avevamo dei sentimenti contraddittori: da una parte sentivamo un poco la nostalgia di casa e degli amici, dall’altra sentivamo la stessa nostalgia per questa nostra esperienza, per questi mesi così diversi e interessanti.

Alla fine di questo periodo il nostro francese è notevolmente migliorato tanto da capire la maggior parte delle lezioni che seguivamo in classe. Questa la ritengo una cosa molto utile anche se non ci dà un diretto risultato a scuola non avendo il francese come materia curricolare. Il fatto però di conoscere una lingua straniera diversa dal solito inglese (è nostra intenzione continuare a studiare anche il francese), crediamo sarà molto vantaggioso anche dal punto lavorativo futuro e certamente lo è già dal punto di vista culturale ed umano. Inoltre essere stati in una scuola estera ci ha fatto apprezzare le differenze di organizzazione, di metodo e di programma, arricchendo così anche la nostra consapevolezza delle differenti strutture scolastiche europee. Non meno importante è stato il miglioramento della nostra autonomia personale: solo il fatto di aver concluso il progetto vuol dire essere riusciti ad ambientarsi bene in un ambiente completamente nuovo e in una quotidianità del tutto nuova, meno “sicura” e “protetta”. Questo ci ha fatto maturare allargando la nostra capacità di autogestirsi e la nostra responsabilizzazione e ci ha resi più consapevoli delle nostre potenzialità.

Aver concluso i tre mesi all’estero conservando di essi un buon ricordo, nonostante qualche piccolo momento di smarrimento o preoccupazione durante il periodo del nostro soggiorno, è cosa altrettanto importante. Questi mesi in Francia sono stati per noi un periodo di vita davvero indimenticabile e ci auguriamo che sia possibile anche per altri ragazzi del nostro liceo poter prendere parte al bando per il secondo anno la cui approvazione dovrebbe arrivare alla fine del mese di febbraio 2011. Siamo davvero tutti e 3 unanimi nel caldeggiare la partecipazione a questo progetto di studio all’estero. Chiunque fosse interessato a ricevere ulteriori informazioni sull’esperienza di studio presso l’institution St Joseph di Le Havre, Francia, può contattarci liberamente a scuola.

Ilaria Carbognin & Irene Giuliani 1alfa

Duccio Milani 3C

15 gennaio 2011