Fra le domande che gli insegnanti di scuola elementare e media pongono più
frequentemente vi sono quelle relative alla valutazione degli alunni stranieri,
in particolare di coloro che possiamo definire neo-arrivati. Ne richiamo due
fra le più "spinose":
- come possiamo esprimere la valutazione sui documenti di valutazione, nelle
diverse discipline ?
- è possibile proporre agli alunni stranieri prove d'esame -di licenza
elementare e media- differenziate che tengano conto del loro percorso di apprendimento
?
Il punto è come sia possibile esprimere una valutazione riguardo ad alunni non italofoni o non ancora sufficientemente italofoni. Rispetto agli standard di risultato cui i docenti si riferiscono, più o meno consapevolmente, nella valutazione di tutti gli alunni appare evidente che gli alunni stranieri di recente immigrazione possono trovarsi in molti casi, in una posizione assai lontana per quanto riguarda la lingua italiana, scritta e orale, la lettura e la comprensione, la riflessione linguistica. Se poi si considerano gli altri ambiti disciplinari, spesso i docenti non riescono a raccogliere sufficienti elementi di valutazione riguardo a contenuti, abilità e competenze eventualmente possedute da questi scolari perché essi non sono -ancora- in grado di esprimerli in italiano o in altra lingua compresa dai docenti.
Il presente contributo intende inquadrare il tema della valutazione degli alunni stranieri nel contesto più ampio del significato e senso della valutazione in ambito scolastico di cui quello "certificativo" -su registri e documenti di valutazione - costituisce solamente un aspetto, certamente con specificità e problematiche che non intendiamo sottacere, ma per le quali cercheremo di proporre alcune linee operative sulla base di esperienze e scelte effettuate da molte scuole.
Alcune considerazioni generali
a. L'alunno non italofono o non ancora sufficientemente italofono non è
generalmente un alunno incompetente su tutto ma si trova, per qualche tempo,
in una situazione nella quale non ha le parole per dire, comunicare la sua competenza
scolastica, disciplinare ... . Salvo casi di bambini e ragazzi che non hanno
frequentato la scuola nei paesi di origine o hanno avuto percorsi assai carenti
e limitati, la maggior parte degli alunni di cui parliamo ha una storia scolastica
e possiede competenze, abilità e conoscenze, talvolta simili a quelle
richieste agli alunni italiani di pari classe, tal altra diverse, in alcuni
ambiti disciplinari possono essere addirittura migliori, in altri più
carenti. Incompetenza
b. linguistica - ribadiamo provvisoria, temporanea - non significa incompetenza
scolastica. Da questo rapido tratteggio di situazioni di partenza traiamo alcune
considerazioni:
- L'importanza di conoscere, per quanto possibile, la storia scolastica precedente,
gli esiti raggiunti, le caratteristiche delle scuole frequentate, le abilità
e le competenze essenziali acquisite. Si tratta di un obiettivo non sempre facile
da raggiungere perché richiede documentazione relativa ai diversi paesi
di provenienza, ivi comprese eventuali "pagelle", materiali bilingui
e/o mediatori linguistico-culturali che aiutino gli insegnanti a fare, per così
dire, il punto della situazione già all'inizio del percorso scolastico
nella scuola italiana. Questi aspetti sono stati trattati ormai da molti che
si occupano dell'accoglienza degli alunni stranieri e a tali contributi rinviamo
non senza però segnalare che alcune scuole hanno messo a punto materiali
"non linguistici" per rilevare ad esempio le competenze in ambito
logico-matematico.
- Occorre accordare fiducia all'alunno di cui stiamo parlando, fiducia che giungerà
a esprimere anche in italiano le competenze già possedute, ovviamente
grazie al percorso personalizzato che la scuola metterà in atto nei suoi
riguardi. Il suo percorso sarà diversificato ma non necessariamente approderà
a esiti inferiori rispetto a quelli mediamente attesi per i suoi pari.
- Da un punto di vista più precisamente didattico i docenti possono individuare
in ogni ambito disciplinare, specialmente nelle prime fasi di inserimento scolastico,
attività e temi che possono essere trattati con forti riferimenti al
contesto e al concreto, con approcci operativi e attivi che accompagnino l'uso
delle parole e diano l'occasione di esprimere abilità già possedute
e di proseguire nell'apprendimento. Pensiamo ad esempio al curricolo di educazione
tecnica e delle educazioni in generale ma anche a parti di discipline come la
cartografia, in geografia, o a un approccio sperimentale e operativo nelle scienze.
c. Il carattere formativo di ogni valutazione in ambito scolastico non deve
esseretrascurato o dimenticato per enfatizzare la dimensione sommativa o l'aspetto
certificativo. Una valutazione formativa comporta il prendere in considerazione
il percorso dell'alunno, i passi realizzati, gli obiettivi possibili, la motivazione
e l'impegno ... . In particolare quando si debba decidere il passaggio o meno
da una classe all'altra o da un grado scolastico al successivo, occorre fare
riferimento a una pluralità di elementi e di considerazioni fra cui non
può mancare una previsione di "sviluppo" dell'alunno in relazione
all'età, alle motivazioni, agli interessi, alle richieste/attese della
famiglia, contrastando sia spinte irrealistiche sia svalutanti da parte di alunni
e genitori.
d. Ogni valutazione - iniziale, in itinere, finale - non può che essere
strettamente collegata al percorso di apprendimento proposto agli alunni e quello
predisposto per gli alunni stranieri neo-arrivati è necessariamente personalizzato
e sostenuto da interventi specifici per l'apprendimento della lingua italiana.
Certamente egli potrà raggiungere risultati in tempi diversi rispetto
ai compagni di classe. Ed anche i suoi risultati dovranno - pensiamo alla terza
media - inscriversi in una fascia di essenzialità e di accettabilità.
Come esprimere la valutazione
La pur significativa normativa esistente sugli alunni con cittadinanza non italiana
non esprime nulla a proposito della valutazione degli stessi. Il riferimento
più congruo a questo tema lo si ritrova nell'art. 45 del DPR n 394 del
31 agosto 1999. Al comma 4 si dice che "il collegio dei docenti definisce,
in relazione al livello di competenza dei singoli alunni stranieri, il necessario
adattamento dei programmi di insegnamento ...". Quindi, benché la
norma non accenni alla valutazione, sembra logico poter affermare che il possibile
adattamento dei programmi per i singoli alunni comporti un adattamento della
valutazione, anche in considerazione degli orientamenti generali sulla valutazione,
espressi in circolari e direttive, che sottolineano fortemente l'attenzione
ai percorsi personali degli alunni.
Di fatto i collegi dei docenti di alcuni istituti scolastici hanno assunto decisioni
per quanto riguarda la certificazione della valutazione, tenendo conto delle
considerazioni di carattere generale esposte in precedenza.
Valutazione in corso d'anno
Sul documento di valutazione del primo quadrimestre, a seconda della data di
arrivo dell'alunno e delle informazioni raccolte sulle sue abilità e
conoscenze scolastiche
vengono, negli spazi riservati alle discipline o agli ambiti disciplinari, espressi
enunciati di questo tipo o simili:
A. "La valutazione non viene espressa in quanto l'alunno si trova nella
prima fase di alfabetizzazione in lingua italiana"
B. "La valutazione espressa si riferisce al percorso personale di apprendimento
in quanto l'alunno si trova nella fase di alfabetizzazione in lingua italiana"
Enunciati del primo tipo sono formulati ad esempio quando l'arrivo dell'alunno
è troppo vicino al momento della stesura dei documenti di valutazione;
si può eventualmente riportare la data di arrivo in Italia o di iscrizione
alla scuola italiana. Enunciati del secondo tipo invece sono utilizzati quando
l'alunno partecipa parzialmente alle attività didattiche previste per
i diversi ambiti disciplinari.
Vogliamo tuttavia sottolineare che si dovrebbe tendere, per quanto possibile,
a esprimere una valutazione in ogni ambito servendosi eventualmente della seconda
formula o similare, o di una combinazione delle due.
Valutazione di fine anno
Nel secondo quadrimestre la valutazione espressa è la base per il passaggio
o meno alla classe successiva e dunque deve essere formulata. Secondo molti
diventa pertanto assai opinabile una formulazione simile a quella riportata
nel precedente punto A, espressa per tutte le discipline. Crediamo invece accettabile
la formulazione di cui al punto B. Rimane però il problema degli alunni
che vengono iscritti a scuola negli ultimi tempi dell'anno scolastico per i
quali la seconda formulazione potrebbe risultare un mero artificio o finzione.
In questi casi sembrerebbe assai utile l'intervento di un mediatore linguistico-culturale
che funga da interprete per una eventuale traduzione di prove che consentano
una valutazione almeno in alcuni ambiti disciplinari. Così come si potrebbe
ricorrere a docenti di lingua straniera che parlino le lingue degli alunni neo-arrivati.
Le prove degli esami di licenza
E' questo un tema che molti docenti vivono con estrema preoccupazione, specialmente
nella scuola media ove gli insegnanti segnalano frequenti incomprensioni fra
le commissioni e i Presidenti di Commissione. Da una parte alcuni docenti evidenziano
i grandi progressi effettuati dagli alunni stranieri ed esprimono fiducia nella
loro capacità di proseguire nel miglioramento, dall'altra altri intendono
attenersi al dettato delle disposizioni che prevedono prove uniche per tutti
(e prove differenziate solamente per gli alunni handicappati) che metterebbero
in difficoltà i primi non consentendo loro di esprimere i risultati raggiunti.
Attorno a questa contrapposizione si affollano poi problematiche relative all'età
degli alunni, dai 15 ai 17 anni, spinte delle famiglie alla promozione o alla
ripetenza, intenzioni non sempre esplicite di "alleggerire" la scuola
di casi personali difficili ecc.
Occorre ribadire che le prove dell'esame di licenza rappresentano il momento
finale di una percorso e che per quanto riguarda in particolare l'esame di licenza
media, esso deve accertare il possesso delle competenze essenziali. Per tenere
insieme questi due aspetti alcuni istituti scolastici si sono da tempo orientati
verso la proposta di prove d'esame "a ventaglio" o "a gradini"
che individuano il livello della sufficienza e i livelli successivi. Un'altra
modalità consiste nel dare prove, in particolare per quanto riguarda
la lingua italiana, di contenuto "ampio" in modo che ogni alunno possa
trovare la modalità di elaborazione più adeguata alle sue competenze.
Casi
Alcuni insegnanti segnalano l'iscrizione in terza media di alunni quindicenni
o maggiori che, essendo arrivati negli ultimi mesi di scuola, non sono in grado
di sostenere significativamente un esame di licenza. D'altra parte sembrerebbe
loro improponibile una bocciatura e una ripetizione dell'anno, data l'età.
Qui ci troviamo ad affrontare un problema che ha radici a monte, al momento
dell'iscrizione alla scuola. I ragazzi di questa fascia di età si collocano
in una sorta di "terra di nessuno" di fatto creata dalla normativa
e dalla tribolata storia della riforma dei cicli scolastici, le cui vicende
per altro non sono ancora terminate (ad es. il primo anno di scuola superiore
non sarà più obbligatorio). Al di là di questo quadro indefinito
rimane il problema del caso specifico: forse è meglio per un sedicenne
neo-arrivato trovare una collocazione in un CTP. Ma le soluzioni possono essere
anche diverse. E' comunque importante che la scuola cui il neo-arrivato si rivolge
o il servizio comunale, ove esistente, svolgano una funzione di orientamento
e di accompagnamento elaborando un possibile progetto di percorso scolastico
e formativo che non si limiti all'iscrizione (magari nella situazione scolastica
che oppone meno resistenza), tenendo conto che l'art. 45, sopra citato, afferma
che tutti i minori stranieri sono "soggetti all'obbligo secondo le disposizioni
vigenti in materia". Essenziale in questo approccio orientativo risulta
essere il coinvolgimento della famiglia e dell'alunno stesso, specialmente quando
si tratti di un adolescente. Il discorso qui dovrebbe allargarsi e affrontare
il tema delle figure tutor e , nuovamente, dei mediatori linguistico-culturali.
In generale comunque si pone la questione delle iscrizioni che avvengono durante
il periodo terminale dell'anno scolastico in classi corrispondenti all'età
anagrafica, come prevede la normativa. Le ragioni di questa norma sono di ordine
psico-pedagogico, che qui non possiamo approfondire, e coinvolgono aspetti quali
la motivazione, la stima di sé, l'appartenenza al gruppo dei pari e altre.
L'intento è anche evidentemente di non penalizzare l'alunno nella sua
carriera scolastica e di porre un freno ad alcune tendenze, che purtroppo si
erano manifestate nelle scuole, di iscrivere gli alunni in classi di due, tre
o quattro annualità precedenti alla propria. Ora il suddetto articolo
45 attribuisce al collegio docenti la possibilità di derogare alla norma
con apposita delibera che può stabilire l'inserimento dell'alunno sia
in una classe precedente sia in una successiva. Ci si può dunque legittimamente
chiedere se il rispetto letterale della norma sia buona cosa quando l'alunno,
giungendo quasi al termine dell'anno scolastico, sarà quasi sicuramente
fermato così da ripetere la classe l'anno successivo. E ciò vale
in particolare per le classi terminali del ciclo. Ad ogni modo sembra opportuno
non generalizzare nel dare indicazioni ma porre attenzione alla specificità
delle assai diversificate situazioni personali.